Moncalieri: costringevano coetanei a spacciare, uno è stato sequestrato e picchiato
Felpa bianca, pantaloni della tuta neri. Alto,non parla, non commenta. La sicurezza dimostrata è tradita solo da un movimento continuo della gamba e dal ticchettare del piede. Daniel Mitic, 31 anni, seduto in un banco dell’aula 52 del tribunale, è l’imputato principale di un processo che racconta di violenza da strada, droga, ragazzi che si atteggiano a «boss». Con lui anche due amici, il coetaneo Manuel Di Leo e il 24enne Daniele Giordano. E tra le accuse, a vario titolo, ci sono sequestro di persona, lesioni, rapina.
Il pm Giuseppe Drammis, che per Mitic ha chiesto una condanna a 7 anni e 8 mesi di carcere, per Di Leo a 3 anni e per Giordano a 2 anni e 4 mesi, parla di «atteggiamenti di prevaricazione», di «intimidazioni». E ricostruisce così la vicenda.
Il 22 dicembre 2019 sono tutti in discoteca. Arriva un ragazzo della zona insieme alla sua fidanzata. I tre lo invitano in auto per consumare una dose, ma le cose sembrano essere andate diversamente. Niente droga, solo botte.
Mitic, seduto con lui nei sedili posteriori, lo aggredisce, lo prende a testate, a pugni, lo minaccia. «Dove vai, adesso sei morto» e così via. Un’aggressione che dura dieci, quindici minuti. Lui riesce a lanciarsi dall’auto in corsa e a fuggire nei campi.
Il movente? Ai carabinieri di Moncalieri, che hanno raccolto la sua denuncia, non sa spiegarlo. «Forse ero sembrato uno spaccone, un arrogante, mi ero vantato di guidare una macchina potente». L’avvocato Tiziana Porcu, che difende Mitic e Di Leo, ribatte: «Questi ragazzi si divertono con alcol e droga, la presunta vittima non era lucida e dopo ha costruito un romanzo. Un sequestro di persona si fa in un altro modo». Quando si getta fuori dall’auto «Mitic era preoccupato, temeva che fosse finito sotto le ruote. Non soccorrerlo, è vero, non è stata un’idea geniale, ma hanno avuto paura». E il difensore di Giordano, l’avvocato Alessandro Paolini, aggiunge: «Il mio cliente si è limitato ad assistere passivamente a ciò che stava accadendo alle sue spalle. Senza fornire, se reato c’è stato, alcun contributo». Scattano le indagini. I messaggi intercettati dai carabinieri raccontano di una sorta di piazza di spaccio e di favori. La vittima dell’aggressione manda vocali in diverse chat, spiega cosa gli è successo. Uno risponde: «È capitato anche a me». Anche lui dice di essere stato picchiato, in macchina, da Mitic e altri. Tutto era iniziato con un debito per droga di cui Mitic si era fatto carico. In cambio doveva spacciare per lui cocaina ed hashish. «Se mi vai a denunciare sei un infame e ti veniamo a prendere. Lo sappiamo dove abiti».
Emerge poi un’ulteriore vicenda, che risale a inizio 2015. Mitic è di nuovo chiamato in causa. Un ragazzo viene picchiato, gli viene rubata l’auto, un’Alfa Romeo. Il 31enne, così dice il pm, gli impone il passaggio di proprietà della macchina intestata alla nonna. E lui gli paga pure le
multe. —